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Nonostante alcuni declini stagionali, il ransomware è ancora una seria minaccia alla sicurezza, soprattutto per chi la sottovaluta. Spesso si pensa che per proteggersi da un ransomware basti avere una copia di backup dei dati. Questo punto di vista non prende in considerazione vari aspetti. Uno tra tutti, il rapporto che c’è tra ransomware e NAS (Network Access Storage), dove spesso si stocca una copia di backup del server, pensando sia sufficiente.

Gli attacchi ransomware sono in grado di rendere inutilizzabili interi dischi, cifrando il file system. Sono a rischio i dischi di rete, che possono venire cifrati anch’essi, riducendo l’efficacia di un backup stoccato in un NAS.

Ransomware e Nas: Attacco

Definizione di Ransomware

Il ransomware, come abbiamo visto anche in altri articoli, è una forma di malware che cripta i file della vittima. L’aggressore chiede poi un riscatto alla vittima per ripristinare l’accesso ai dati dietro pagamento.

Agli utenti vengono mostrate le istruzioni su come pagare una tassa per ottenere la chiave di decrittazione. I costi possono variare da poche centinaia di euro a migliaia, pagabili ai criminali informatici in Bitcoin.

Una volta che il malware riesce ad essere eseguito, è quasi sempre troppo tardi. Infatti, spesso la vittima non se ne accorge fintanto che viene fatta la richiesta di riscatto o quando ormai tutto il disco è stato completamente cifrato.

Come funzionano i ransomware

Ci sono diverse vie che il ransomware può prendere per accedere a un server. Uno dei sistemi di consegna più comuni è il phishing. Alcuni allegati arrivano al computer della vittima in un messaggio e-mail, mascherati da un file innocui.

Una volta eseguiti, questi software mascherati da innocui file possono prendere il controllo del computer della vittima, specialmente se hanno strumenti di ingegneria sociale incorporati che ingannano gli utenti a consentire l’accesso amministrativo. Successivamente risalire al server non è poi così complicato come potrebbe sembrare.

Alcune altre forme più aggressive di ransomware, come NotPetya, sfruttano le falle di sicurezza per infettare i computer senza bisogno di ingannare gli utenti.

Ci sono diverse cose che il malware potrebbe fare una volta che ha preso il controllo del computer della vittima, ma l’azione di gran lunga più comune è quella di criptare alcuni o tutti i file a cui ha accesso. Se si vuole scendere nel tecnico, ecco un approfondimento su come avvengono le cifrature.

La cosa più importante da sapere è che alla fine del processo, i file non possono essere decifrati senza una chiave matematica conosciuta solo dall’attaccante. Alla vittima viene presentato una richiesta di riscatto e spiegato che senza un pagamento, i file rimarranno inaccessibili.

A prescindere dalle richieste e da come il ransomware sia scatenato in primo luogo, la cosa da notare è che non ci sono dati che si possono salvare. Quindi, se i dati dei vostri clienti sono su un server, possono venire coinvolti in un attacco di questo tipo.

Se il ransomware cifra i file system e non solo singoli file, i problemi potrebbero moltiplicarsi.

Ransomware e Nas

Ransomware, NAS e backup

Uno dei modi per mitigare il rischio, è quello di avere a disposizione un backup con cui ripristinare i dati senza dover cedere al pagamento. Le best practice per la gestione dei backup vogliono che non ci siano backup sulla stessa macchina, quindi è possibile che si mantengano su dischi di rete, sempre accessibili dai server. Ma di fatto quei dischi sono parte della macchina, in quanto accessibili.

Questi dischi, chiamati NAS (Network Access Storage), sono ottime soluzioni per la gestione di file in una rete, ma possono diventare inutili tanto quanto il server in caso di attacco ransomware. Se l’attacco cifra i file system, è possibile che, trovate le cartelle remote sul NAS cifri anche quelle, rendendo il backup inutilizzabile.

I target di un ransomware

Ci sono diversi modi in cui gli aggressori scelgono le organizzazioni che prendono di mira con gli attacchi ransomware. A volte è una questione di opportunità: per esempio, gli aggressori potrebbero prendere di mira le università perché tendono ad avere team di sicurezza più piccoli e una base di utenti disparati che condividono molti file, rendendo più facile penetrare le loro difese.

D’altra parte, alcune organizzazioni sono obiettivi allettanti perché sembrano più propensi a pagare un riscatto rapidamente. Per esempio, le agenzie governative o le strutture mediche spesso hanno bisogno di un accesso immediato ai loro file.

Gli studi legali e altre organizzazioni con dati sensibili possono essere disposti a pagare per tenere nascosta la notizia di una compromissione, inoltre, queste organizzazioni sono spesso particolarmente sensibili a una minaccia di esfiltrazione di dati.

Si è comunque notato che alcuni ransomware sono in grado di diffondersi da soli nella rete. Di fatto nessuno è al sicuro del tutto, soprattutto se i dati custoditi sui server sono sensibili.

Ransomware e Nas: Laptop e NAS

Ransomware e NAS: come gestire i backup

Come abbiamo visto, un ransomware è una minaccia non da poco ai dati custoditi dai server aziendali. Ora vediamo quali precauzioni è possibile prendere per proteggere i dati e i server.

Non usare i NAS per i backup

Se il ransomware arriva a un NAS, quasi certamente lo cifrerà rendendo il backup inaccessibile. Evitare questo problema è facile: usare il cloud!

Il provider dei server dovrebbe offrire la possibilità di stoccare i backup delle macchine sul cloud. Questo significa che i backup non sono sempre raggiungibili dal server e quindi il software non è in grado di cifrarli.

Questo è lo standard del nostro servizio VPS. In caso di compromissione, infatti, è sufficiente ripristinare la macchina virtuale a uno stato antecedente tramite uno dei backup stoccati nel cloud.

Alternativamente, è possibile eseguire il backup on premise, ossia in locale, fisicamente in azienda. Tramite il servizio Acronis Backup si può eseguire un backup su un disco esterno non collegato alla rete.

Altra soluzione, ibrida delle precedenti, è quella di creare un backup tramite Acronis e di stoccarlo in cloud e non in locale. Si mantiene il vantaggio di avere un backup remoto che non sia collegato al server costantemente.

Prevenire gli attacchi

Infine, è corretto menzionare che è possibile adottare un’ulteriore soluzione, quella precauzionale. Con l’uso del nostro servizio SOC e grazie all’utilizzo di sistemi di analisi di ultima generazione, è possibile individuare immediatamente un malware o un attacco ransowmare e bloccarlo prima che faccia danni.

Sia che si tratti di adottare best practice per il backup e stoccarli in remoto, sia che si adotti un SOC per proteggere questo aspetto e molti altri in ambito di IT security, SOD è disponibile per discutere la situazione e trovare una soluzione su misura per le esigenze della tua azienda.

Contattaci per chiedere informazioni, saremo lieti di rispondere a ogni domanda.

Useful links:

Link utili:

Alternativa al NAS

Cos’è la Cyber Security? Definizione e proposte

Ransomware a doppia estorsione: Cosa sono e come difendersi

Evitare il Ransomware: ecco perché è meglio non correre alcun rischio

backup locale

Nuove modalita’ di fatturazione e reporting per l’offerta Backup locale

In occasione del rilascio di Acronis Data Cloud 7.7 all’interno del nostro servizio Acronis Cloud Backup stiamo introducendo alcune migliorie allo scopo di aiutarti a fornire servizi di maggiore qualità ai tuoi clienti, incrementando al tempo stesso il tuo fatturato. Tra queste novita’ figura l’opzione di offerta di backup locale, che ti permette di attivare o disattivare la possibilita’ di utilizzare lo storage locale come destinazione di backup, di registrare i relativi dati di utilizzo e di iniziare a fatturare questa opzione aggiuntiva.

Con la release 7.7, desideriamo anche farti sapere che questa nuova voce di offerta del backup locale e’ a pagamento. Poiché immaginiamo che tu abbia delle domande sull’argomento, ti riportiamo di seguito le risposte a quelle più comuni.

 

Perche’ Secure Online Desktop fa pagare il backup locale in Acronis Cloud Backup?

Secure Online Desktop non fa pagare il backup locale, bensi’ il software utilizzato dai nostri clienti/partner. La tariffa tiene conto dei costi di sviluppo, implementazione e gestione di tutte funzionalita’ di cui i nostri clienti/partner usufruiscono e beneficiano.

Fino alla release 7.7, l’uso dello storage locale non veniva registrato ne’ incluso nei report generali sull’utilizzo, quindi i partner non potevano fatturarlo ai clienti. Ora che la registrazione di questo tipo di dati e’ stata abilitata e i partner hanno la possibilità di addebitare ai clienti l’utilizzo dello storage locale, Secure Online Desktop sta aggiornando le sue tariffe per tenerne conto.

 

In che modo i partner possono beneficiare della possibilita’ di registrare e fatturare l’utilizzo del backup locale?

Con questo componente dell’offerta, i service partner ora possono:

Guadagnare di piu’ registrando e addebitando l’utilizzo del backup su storage locale da parte dei clienti.

Espandere l’offerta dei servizi di backup proposta ai clienti definendo facilmente tre tipi di servizio di backup con capacità di storage limitata o illimitata:

  •    ♦ Backup locale;
  •    ♦ Backup nel cloud;
  •    ♦ Backup ibrido (locale e cloud combinati).

Comprendiamo che questo cambiamento possa sollevare qualche dubbio. Come partner dedicato al tuo successo, Secure Online Desktop  intende assisterti durante il processo di transizione.

Innanzi tutto, offriremo un grace period  in cui potrai visualizzare i dati di utilizzo dello storage locale nei tuoi report di utilizzo generali e nella console di gestione, ma non riceverai alcun addebito. Il grace period termina il 31 agosto 2018.

In secondo luogo, i nostri responsabili commerciali sono a tua disposizione per aiutarti a individuare e gestire i dubbi e le domande che i tuoi clienti potrebbero avere. Lavorando insieme, saremo in grado di rassicurarli.

Per saperne di più su questo nuovo componente dell’offerta e sulla relativa tariffa, consulta la presentazione “Novita’ di Acronis Data Cloud 7.7” .

 

Cosa cambia per i clienti/partner esistenti?

La quota disco Cloud esistente (quella specificata in fase di acquisto) verra’ utilizzata per gestire sia lo spazio disco in Cloud sia quello locale. E’ necessario pertanto controllare che la somma dello storage Cloud e di quello locale sia inferiore alla quota disco a disposizione.

backup-locale-utilizzo

 

È possibile farsi un’idea dell’utilizzo dello storage di backup locale (parametro “Local backup”, Backup locale) mediante:

   ♦ La console di gestione Acronis Cloud Backup (schede “Clients” (Client) e “Usage” (Utilizzo);

   ♦ Report di utilizzo.

 

 

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Link utili:

Prodotti

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